Acaro della Scabbia


Specie: Sarcoptes Scabiei var. hominis - Nome Comune: Acaro della scabbia.

La scabbia è una delle più antiche malattie parassitarie, essendosi trovate tracce del parassita nelle mummie egiziane. Stiamo assistendo ad un ritorno di questa malattia infettiva soprattutto nelle grandi città. Se alcuni decenni fa la scabbia era una malattia predominante nelle classi povere, ora tende a manifestarsi in individui di qualsiasi livello sociale, con qualsiasi tipo di occupazione e in ogni fascia di età.

La scabbia è causata da un acaro, il Sarcoptes Scabiei var. hominis (famiglia Sarcoptidae, ordine Acarina).

E’ un parassita obbligato dell’uomo, invisibile ad occhio nudo, di forma ovalare, appiattito ventralmente e convesso come una tartatuga sul dorso, di piccole dimensioni (la femmina adulta è 0.4 x 0.3 mm, il maschio 0.2 x 0.15 mm). L’acaro si muove con rapidità sulla cute, percorrendo 2.5 cm al minuto.
Sono contagianti le femmine gravide, le larve e le uova; i maschi non penetrano nella pelle e muoiono poco dopo l’accoppiamento. La femmina fecondata resta sulla superficie cutanea sino a quando le uova sono quasi mature (è questo il periodo durante il quale esse possono contagiare per contatto altri individui) dopo scava (0,5-5 mm al giorno) nello strato corneo della pelle una galleria nella quale si annida e comincia a deporre uova al ritmo di 2-3 al giorno per circa due mesi. Queste si schiudono e danno origine alle larve (esapode) che scavano a loro volta altri cunicoli dove proseguono la loro evoluzione nei due stadi ninfali che precedono l’adulto.

Si trasmette attraverso contatti interumani che possono essere diretti (rapporti intimi) o indiretti (lenzuola, asciugamani, scambi di vestiti). Frequenti sono i casi di pazienti con scabbia il cui contagio è avvenuto in caserme, dormitori, scuole, alberghi, case per anziani, ecc. Spesso anche gli ospedali fungono da vettori di contagio, infatti, prima di accorgersi che un paziente ha la scabbia e prendere provvedimenti igienici, altri pazienti vengono visitati nello stesso ambulatorio. Il parassita non sopravvive più di 2-5 giorni al di fuori dell’ospite.

Durante le prime 4-6 settimane dell’infestazione la scabbia non dà sintomi, nonostante gli acari continuino ad aumentare di numero e si infiltrino nello strato corneo, questo perché il prurito che disturba il paziente è di origine allergica, legato ad una risposta immunitaria nei confronti dell’acaro.

Il sintomo caratterizzante la scabbia è il prurito: è un prurito generalizzato caratteristicamente notturno, che si manifesta gradualmente. La presenza di cunicoli, vescicole perlacee, noduli, lesioni eczematose conferiscono un caratteristico polimorfismo alle manifestazioni cliniche della scabbia.

Accanto a questo polimorfismo, ciò che fa sospettare a colpo d’occhio la diagnosi di scabbia è la distribuzione delle lesioni. E’ talmente tipica che va ricordata nei dettagli: spazi interdigitali delle mani, margine ulnare delle mani, superficie volare degli avambracci, superficie estensoria dei gomiti, pilastri anteriori delle ascelle, genitali, solchi sottoglutei, superficie plantare nei bambini. Per la diagnosi della scabbia conviene avvalersi di un esame di laboratorio, l’esame al microscopio di frammenti di tessuto corneo prelevato con un bisturi in corrispondenza di una lesione sospetta che consente la ricerca diretta del parassita, delle sue uova e/o delle sue feci . La scabbia non dà immunità e può quindi recidivare più volte: questo ha come corollario che tutti i soggetti con sospetta scabbia appartenenti allo stesso nucleo familiare devono essere curati contemporaneamente.

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